mercoledì 13 agosto 2008

SAN GIULIANO DI PUGLIA. Al via ieri sera la sezione itinerante di Molise Cinema

SAN GIULIANO DI PUGLIA. E' iniziato nella serata di ieri, nell'insediamento temporaneo di San Giuliano di Puglia, “MoliseCinema tour”, la parte itinerante del festival cinematografico molisano che durerà fino al 23 agosto toccando altri centri della provincia di Campobasso.
Un appuntamento molto particolare, quello di San Giuliano, che ha visto in apertura la presentazione di “Filastrocca all'albicocca”, il corto di animazione prodotto da MoliseCinema e ispirato alla tragedia del terremoto del 31 ottobre 2002 in cui persero la vita 27 bambini e una maestra.
Alla presenza degli abitanti del paese, il corto, con le voci narranti di Filippo Nigro e Claudia Pandolfi, ha reso omaggio con delicatezza alle piccole vittime di quella tragedia, suscitando emozione e commozione. Erano presenti il sindaco Luigi Barbieri, il presidente del Comitato delle vittime Antonio Morelli e alcuni familiari dei bambini scomparsi.A seguire è stato proiettato Gomorra, il film di Matteo Garrone che ha vinto il gran premio speciale della giuria al festival di Cannes.
Molisecinema tour continua fino al 23 agosto con questo programma:
18 AGOSTO RIPABOTTONI21: Corti21.30: Il dolce e l’amaro, di Andrea Porporati con Luigi Lo Cascio
19 AGOSTO CERCEMAGGIORE21: Corti di MoliseCinema21.30: Il mattino ha l’oro in bocca, di Francesco Patierno, con Elio Germano, Laura Chiatti
21 AGOSTO SAN MARTINO IN PENSILIS 21: Corti di MoliseCinema 21.30 Bianco e nero di Cristina Comencini, con Fabio Volo, Ambra Angiolini
22 AGOSTO SANT’ELIA A PIANISI21: Corti di MoliseCinema21.30: Non pensarci, di Gianni Zanasi, con Valerio Mastandrea, Anita Caprioli.
23 AGOSTO MONTORIO NEI FRENTANI21: Corti di MoliseCinema21.30: Lascia perdere Johnny, di Fabrizio Bentivoglio, con Toni Servillo, Ernesto Mahieux.

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domenica 3 agosto 2008

Ragazzi spariti, un vero flagello: "Per salvarli raccogliamo le impronte"

Parla Rino Monaco, commissario alle persone scomparse. Aumenta il numero di minori che si dissolvono nel nulla

Roma, 3 agosto 2008 - E’ necessario dotare i minori di una identità certa. Se vogliamo ridurre il rischio che i minori scomparsi finiscano in mano a criminali o organizzazioni che li plagiano o li abusano per le più diverse attività criminali, non ultima la pedofilia, il mio suggerimento è dotiamo i minori, tutti i minori sopra i quattro-sei anni di età, italiani e stranieri si badi bene, di una carta d’identità elettronica dotata di dati biometrici come le impronte digitali o l’immagine dell’iride». Rino Monaco, una gran carriera da poliziotto alle spalle, prefetto dal 1998 e già vicecapo della Polizia, direttore Criminalpol, dello Sco, è dall’anno scorso commissario straordinario di governo per le persone scomparse. E come ha sempre fatto, parla chiaro.
Quanti sono i minori scomparsi in Italia?«Dal 1983 al 31 gennaio 2008 sono state ricevute 12.015 denunce di scomparsa relative a italiani e 19.445 relative a stranieri. La stragrande maggioranza (10.258 italiani e 11.482 stranieri) è stata ritrovata. Ma mancano all’appello ancora 1757 italiani e ben 7963 stranieri. Molti casi riguardano allontanamenti volontari, specie da istituti e comunità di soggetti che nel frattempo sono diventati maggiorenni e quindi hanno il diritto di non dare notizia di sé, o che non hanno famiglia o hanno una famiglia disgregata che non ci dà notizie del loro ritorno. Ma ci sono ancora casi aperti. Per quanto riguarda gli italiani, quelli scomparsi per vere e proprie azioni delittuose e ancora da ritrovare sono 13, altri 9 sono stati ritrovati cadavere. E’ un fenomeno preoccupante, in costante aumento».
Secondo lei, dove finiscono questi ragazzi perduti?«Esclusi quelli sottratti da coniugi o conviventi, molti fuggono dagli istituti, dalle famiglie. Sono esposti, indifesi e finiscono dove capita. Si perdono. Finiscono per la strada. Molti finiscono vittime di persone senza scrupoli, se non di sette. O, molto spesso, sono preda della droga. Altri, specie quelli scappati da istituti, finiscono per tornare a delinquere. E le loro rischiano di essere vite bruciate».
Quanto conta il fatto che spesso alle spalle ci siano famiglie distratte o, peggio, in forte disagio?«Molto, e molto indubbiamente può e deve fare la famiglia. Ma non c’è solo la famiglia. Tanto può fare la scuola. Perché molti casi di abbandono volontario hanno come premessa l’abbandono scolastico, che può fare essere la spia di un disagio, e come tale andrebbe colto per tempo dagli educatori. E molto possono fare i servizi sociali, seguendo chi fa uso di droghe o ha disagi psicologici. E infatti una delle proposte che io ho fatto alla commissione parlamentare per l’infanzia è stata di migliorare il coordinamento tra le istituzioni. Ma la soluzione è in un ventaglio di interventi che prevede la creazione di una banca dati omogenea, ma anche di un sistema che attivi tutti i dispositivi elettronici come le telecamere cittadine, di banche e supermercati, e ancora preveda l’inserimento delle note di ricerca via radio sulle trasmittenti dei radiotaxi o sui baracchini dei camionisti, sui cellulari degli appartenenti alle associazioni di volontariato…».
Ma lei dice che serve anche la carta d’identità biometrica. E la privacy?«Guardi, io ho sacrosanto rispetto della privacy, ma avere i i dati biometrici di un bambino scomparso può davvero essere uno strumento decisivo, è qualcosa a loro assoluta tutela e garanzia. Ricorda la vicenda di Denise Pipitone, la bambina scomparsa a Mazara nel 2004? Quante volte si è detto che la bambina era stata ritrovata e poi si è rimasti con un pugno di mosche in mano? Se avessimo avuto i suoi dati biometrici sarebbe stato facile risolvere con certezza i molti casi di presunto riconoscimento che ci sono stati. La mia è una riflessione da addetto ai lavori, che offro sommessamente al Parlamento. Pensateci».

di Alessandro Farruggia

venerdì 1 agosto 2008

Cesena: al ministro Maroni il "libro nero dei bambini scomparsi" di Caterina Boschetti

CESENA - Cesena arriva sul tavolo del Ministro dell'Interno Maroni. Nei giorni scorsi l'inchiesta giornalistica "Il libro nero dei bambini scomparsi", realizzata dalla cesenate Caterina Boschetti e pubblicata da Newton Compton Editori (p. 480, 9,90 euro) è stato consegnata al Ministro Roberto Maroni.
Il libro, pubblicato lo scorso 25 maggio, in occasione della Giornata Mondiale dei bambini scomparsi, e presentato anche sulle reti Rai, è nato dalla storia della giovane Cristina Golinucci (sparita da Cesena nel '92 e mai più ritrovata) e dall'impegno di sua madre Marisa, che oggi è la presidente della Associazione Penelope - Comitato Emilia Romagna.
Per mano di Elisa Pozza Tasca, presidente nazionale dell'associazione, il Ministro dell'Interno Roberto Maroni ha ricevuto personalmente nei giorni scorsi il volume, nel tentativo della Onlus di portare avanti il Disegno di Legge sugli scomparsi presentato nel 2006 e tuttora in stand by. Forse non è un caso che il libro sia finito nelle mani del Ministro Maroni, che nelle scorse settimane ha proposto di "mappare" i minori rom tramite le impronte digitali. Il volume, infatti, affronta il dramma dei "bambini invisibili" in un capitolo ad hoc: attraverso i dati forniti a Caterina Boschetti dalla Sezione Minori Scomparsi della Polizia di Stato sono purtroppo molto frequenti i casi di bambini rom venduti per accattonaggio, furti e per borseggi.

"La condizione attuale del mondo nomade/rom - spiega il commissario capo della Sezione Chiara Giacomantonio - è piuttosto delicata. In primo luogo vorrei sfatare il luogo comune che i bambini vengano rapiti dai rom, perché non è vero. I rom rapiscono i loro bambini. (...)Questo avviene perché il bambino è fonte di guadagno: basti pensare che un bimbo utilizzato per chiedere l'elemosina arriva a raccogliere quasi 100 euro al giorno. Un bambino invece che viene impiegato per furtarelli e borseggi riesce a portare alla famiglia qualcosa come mille euro al giorno. Ogni minore che viene tolto alla famiglia che lo utilizza per tali scopi è un bene preziosissimo, che va protetto e salvaguardato. Naturalmente questo non avviene sempre. Abbiamo esempi di bambini e famiglie rom perfettamente integrati nella società; ma come forze dell'ordine noi dobbiamo monitorare soprattutto laddove i bambini vengono invece usati per compiere attività illecite."

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